Città e Capoluogo della Provincia di Monza e Brianza (MB), con circa 121.600 abitanti, è posizionata a nord/est di Milano, attraversata da nord a sud dal fiume Lambro.
All'ingresso a nord nel centro storico, fra le vie Zanzi e Aliprandi una biforcazione del fiume, creata artificialmente a scopo difensivo nei primi decenni del XIV secolo, dà luogo al Lambretto che si ricongiunge al corso principale del Lambro alla sua uscita a sud dall'antica cerchia delle Mura(oggi interamente demolite).
Un secondo corso d'acqua è il Canale Villoresi, realizzato nel XIX secolo, che attraversa il territorio di Monza da ovest ad est incrociando il Lambro al confine settentrionale del quartiere San Rocco.
LA STORIA:
Monza risale in epoca romana, con l'attestazione del vicus di "Modicia", anche se nel territorio monzese sono state rinvenute testimonianze di presenza umane molto anteriori.
La città conobbe un periodo di particolare rilevanza politica e di intenso sviluppo artistico durante il VII secolo, quando fu capitale estiva del Regno Longobardo; in seguitò la città entrò nei domini del Sacro Romano Impero, pur con ampi margini di autonomia, e infine, dall'XI secolo, entrò nell'orbita di Milano.
Libero comune nel XIII secolo, nel XIV secolo Monza entrò nei domini dei Visconti di Milano, dei quali seguì la sorte passando prima sotto il controllo spagnolo e poi sotto quello asburgico, fino a diventare parte, nel 1859, del Regno di Sardegna, Regno d'Italia dal 1861.
Città storica lombarda, gioiello di architettura e arte è conosciuta non solo per la sua storia e i suoi tesori, ma anche perchè ospita il più antico circuito automobilistico del mondo, uno dei più belli del mondiale di Formula 1, meta di numerosi turisti e appassionati di motori che a fine estate accorrono per assistere allo spettacolo del Gran Premio.
Sicuramente i periodi migliori per visitare la città sono la primavera e l’estate per lo spettacolo del paesaggio circostante ma anche l’inverno durante il periodo natalizio, quando la città si anima di luci e colori e le bancarelle del centro richiamano i cittadini nelle strade del centro.
COSA VEDERE:
Il Duomo e la Corona Ferrea
La Basilica di San Giovanni Battista era una chiesa, fondata alla fine del VI secolo, per ordine della Regina bavarese Teodolinda, sposa del re dei Longobardi Agilulfo.
Di essa rimangono pochi resti archeologici e la descrizione di alcune fonti scritte.
Le imprese dei Longobardi operarono magnificamente nel decoro della Basilica, dotandola inoltre di molti ornamenti d'oro e d'argento.
Papa Gregorio I, manifestò con doni e lettere la propria approvazione per il progetto politico della Regina Teodolinda, mirante alla normalizzazione dei rapporti con la sede pontificia e alla conversione del popolo longobardo dall'eresia ariana al cattolicesimo.
La regina Teodolinda muore nel 627 e viene sepolta all'interno della Basilica.
Il luogo della sepoltura è subito fatto segno di devozione, sino al 1308, quando i resti della sovrana vengono traslati in un sarcofago, oggi collocato all'interno della Cappella della Regina. Anche il sarcofago diviene oggetto di venerazione e per secoli, ogni anno, nell'anniversario della morte di Teodolinda, il 22 gennaio, si svolge una cerimonia all'altare di quella cappella, presso il sepolcro.
Nel 1300 la Basilica lascia il posto alla nuova riedificazione dell'attuale Duomo di Monza nella forma in cui lo vediamo noi oggi.
Al suo interno troviamo :
* il Museo Serpero, che conserva il Tesoro del Duomo con
opere celeberrime dell'antichità tardo romana e dell'alto
medioevo, in ordine al periodo della Regina Teodolinda,
di Berengario I re d'Italia e dei Visconti.
* la cappella di Teodolinda è decorata da un ciclo di
affreschi degli Zavattari che rappresentano alcuni
importanti momenti di vita della Regina;
* la corona ferrea è un'antica e preziosa corona d'oro ed
argento capolavoro di oreficeria che ha cinto il capo di
numerosi sovrani e imperatori, tra cui Carlo Magno 800,
Federico Barbarossa 1155 e Napoleone 1805.
Secondo la tradizione, all'interno della corona si conserva una lamina circolare di metallo forgiata con il ferro di uno dei chiodi che servirono alla crocifissione di Gesù.
Per questo motivo la corona è venerata anche come reliquia.
l'Arengario
Sempre in pieno centro storico, a poca distanza dal Duomo troviamo l’antico palazzo comunale, importante simbolo dell'autonomia della città . Costruito a margine del Pratum magnum cioè della storica piazza del mercato da cui si dipartono tutte le vie principali di Monza.
Infatti la sua struttura a porticato inferiore serviva come punto commerciale per i banchi del mercato, mentre nella vasta sala superiore si tenevano i consigli comunali e le assemblee dei mercanti.
L'antico accesso alla sala superiore avveniva lungo il fianco orientale tramite due scale esterne alla porta di cui sono tuttora visibili le tracce.
Sulla facciata sud, a capanna, è una loggetta in pietra, aggiunta nel 1330, detta in dialetto la Parléra, da cui venivano letti i decreti del Comune.
Nel XIV secolo, sulla facciata nord fu costruita la torre campanaria, con merlatura ghibellina, che contiene la scala attuale (1904).
Nel porticato erano custodite le unità per le misure medievali ad uso dei commercianti (oggi sistemate all'ingresso della biblioteca civica).
La grande sala superiore, a capriate di legno poggianti su mensole di pietra, è oggi adibita a sala d'esposizione per mostre d'arte e rassegne culturali.
La Villa Reale
E' una grande e splendida opera settecentesca in stile neoclassico che fu usata come residenza prima dai reali austriaci e poi da quelli italiani.
Per ordine di Maria Teresa d'Austria nel 1777 si costruì Villa Arciducale dimora per il figlio ferdinando d'Asburgo-Este quale Governatore Generale della Lombardia austriaca.
La sua realizzazione fu portata a compimento in soli tre anni sotto la guida dell'architetto imperiale Giuseppe Piermarini.
Successivamente il giovane arciduca Ferdinando fece apportare aggiunte al complesso, sempre ad opera del Piermarini e usò la Villa come propria residenza di campagna fino all'arrivo delle armate napoleoniche nel 1796.
Eugenio di Beauharnais, nel 1805 nominato Vice-Re del nuovo Regno d'Italia, fissò la sua residenza principale nella Villa che quindi in questa occasione assunse il nome di Villa Reale.
Tra il 1806 e il 1808 per suo volere al complesso della Villa e dei suoi Giardini fu affiancato il Parco, recintato e vasto 750 ettari, destinato a tenuta agricola e riserva di caccia.
Dopo la caduta di Napoleone (1815) vi fu il ritorno degli austriaci fino alla seconda guerra d'indipendenza (1859) quando la Villa Reale diventò patrimonio di Casa Savoia.
La Villa fu specialmente cara al Re Umberto I, che amava risiedervi e che a sua volta la volle trasformata in molti ambienti.
Nel 1900 Re Umberto I fu assassinato proprio a Monza da Gaetano Bresci mentre assisteva ad una manifestazione sportiva; in seguito al luttuoso evento il nuovo Re Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la Villa Reale, facendola chiudere e trasferire al Quirinale gran parte degli arredi.
Nel 1934 con Regio Decreto Vittorio Emanuele III fece dono della Villa ai Comuni di Monza e di Milano. Le vicende dell'immediato dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale provocarono occupazioni, ulteriori spoliazioni e decadimento del monumento.
Oggi Villa Reale, amministrata congiuntamente dai comuni di Monza e Milano, viene adibita per ospitare importanti mostre ed eventi culturali.
La Chiesa di Santa Maria in Strada
Situata nel centro storico di Monza, in via Italia, la chiesa sorge su un antico convento dei Frati Francescani detti "della Penitenza", che permisero che venisse convertito in un oratorio nel 1348. Da un manoscritto del cronista Bonincontro Morigia si deduce che la costruzione venne iniziata nel 1357.
Caratterizzata da un'unica aula a pianta rettangolare con un'abside piatta e copertura a capriate a vista.
Nel 1421 la chiesa viene successivamente ingrandita ed impreziosita con l'aggiunta del coro, della sagrestia e del campanile.
Nel 1610, l'Arcivescovo Carlo Borromeo ordina di costruire la volta a botte, con la chiusura delle slanciate monofore e delle finestre del coro.
L'architetto Giovanni Battista Riccardi nel 1756 coordina un radicale intervento che porta alla costruzione di un cornicione alla base della volta e di alcune lesene in stucco, alla ricostruzione dell'altare maggiore in marmo e bronzo d'orato e all'apertura delle cappelle.
Nel 1798 il convento diventa chiesa distrettuale della parrocchia del Duomo e nel 1862 viene utilizzato come scuola materna.
Nel 1870 l'architetto Carlo Maciachini si occupa del restauro della facciata, a forma di capanna, in mattoni, ricca di elementi e decorazioni geometriche.
Il portale è composto da un arco in cotto e da spalle e architrave in marmo di origine ottocentesca. Sopra il portale si trova una fascia di finte edicole che riportano alcune tracce di affreschi trecenteschi.
Al centro troviamo un rosone con decorazioni concentriche tra due finestre bifore ad arco acuto in cornici quadrate. La decorazione della parte sommitale è unicamente composta da una statua della Madonna con Bambino, a grandezza quasi naturale, tra due cerchi e archetti pensili che coronano il bordo superiore della facciata.
Il campanile, originariamente alto quanto la facciata, è decorato con bifore, archetti pensili e cuspide.
Al suo interno troviamo l'Altare Maggiore e ai lati, due Altari Secondari, risalenti al 1756, costituiti da marmo, pietre dure e bronzi.
Di particolare pregio sono gli affreschi del presbiterio e del coro, realizzati da Giambattista Gariboldi, tra cui un'Assunzione della Vergine (nel presbiterio) e una Gloria di S.Agostino (nel coro).
La Chiesa di San Pietro Martire
Le prime notizie risalgono al 1369, ma è molto probabile che l’edificio sia ancora più antico, essendo l’Ordine Domenicano documentato in Monza dall’anno 1288.
La chiesa è infatti dedicata al santo monaco domenicano Pietro, ucciso nel 1252 dai patarini mentre si recava da Como a Milano.
L’originale abside viene rifatta nel 1645 e rimodificata poi nel 1817.
Nel 1920 l'intero edificio e il campanile subiscono ulteriori modifiche.
Al suo interno, nei lavori di restauro fatti nel 1960, vengono recuperati interessanti frammenti di pitture trecentesche:
Sotto l'altare è l'urna che custodisce il corpo di San Pietro Prospero Martire, traslato a Monza dalle catacombe romane di Sant'Agnese.
Sulla piazza antistante la facciata si trova il monumento di Mosè Bianchi, pittore monzese.
La Chiesa di Santa Maria in Carrobiolo
Il termine "Carrobìolo" deriva da piccolo carrobbio, cioè piccola piazza per la sosta dei carriaggi (carri alimentari militari) presso le antiche porte cittadine.
Risale al 1232, anno in cui l'arciprete di Monza autorizza la costruzione di un oratorio dedicato a Dio e alla Vergine (chiamata Casa degli Umiliati).
Nel 1573 i padri Barnabiti iniziarono a rinnovarla, conservando tuttavia le strutture della chiesa, del campanile e del chiostro.
Nel 1584 San Carlo Borromeo consacrava il tempio.
Seguirono nel tempo vari lavori di rimaneggiamento.
Vengono poi realizzate dai milanesi Bertini le vetrate in facciata con l’Immacolata al centro e le sante agata e Barbara ai lati.
La facciata della chiesa è a due ordini sovrapposti: quello inferiore, diviso in tre ordini da lesene, presenta tre portali a timpano; l’ordine superiore ha un solo campo centrale sormontato da un timpano e reca una bella finestra serliana, opera di Battista orgonovo (1581). Al vertice del timpano la statua della Vergine, opera di Giovanni Battista Brunetti (1715); ai lati due angeli di Carlo Artelli (1717).
L'interno mantiene l'impianto medievale, a tre navate, con abside piatta e due cappelle in testa alle navate minori.
La volta a botte probabilmente risale agli anni precedenti la riconsacrazione di San Carlo.
Le decorazioni pittoriche sono opera del barnabita Invenzio Montalti (1696), di Andrea Porta (1707), dei fratelli Giovanni Battista e Gerolamo Grandi, di Andrea Montalto.
È rappresentata la glorificazione della Vergine e di S.Agata.
Il Moncalvo, che intorno al 1619 lavorava al Duomo di Monza, è qui presente con due dipinti: l' Adorazione dei Magi, nella prima campata, e l' Adorazione dei pastori nella quarta campata della navata destra. Nella terza campata destra la porta d'ingresso al monastero, sormontata da una lapide che ricorda la consacrazione della chiesa ad opera di San Carlo.
Nella navata sinistra, la terza campata corrisponde alla Cappella dell'Addolorata (ridipinta nel 1926 da Luigi Morgari) che contiene un notevole Crocefisso del XVI secolo, attribuito all'intagliatore Battista da Saronno, e la statua in legno policromo dell'Addolorata, opera del XVII secolo.
All'esterno della chiesa, sul lato destro della piazza, sporge il fabbricato del Convento con portale di pietra arenaria sormontato da un medaglione con la figura di San Paolo, evidente riferimento all'ordine dei Barnabiti
(Chierici Regolari di San Paolo).
Il Ponte di San Gerardino
Nel centro di Monza, attraversa l'antico corso del fiume Lambro.
Il ponte prende il nome dalla vicina chiesetta di San Gerardino eretta sul luogo della casa del santo monzese e sede del primo ospedale cittadino.
È un ponte in pietra e muratura, a tre archi, dei quali quello centrale è di maggiori dimensioni. Il percorso stradale è su due piani inclinati.
Le pile di sostegno sono dotate delle usuali carenature in pietra per convogliare le correnti di piena.
Un concio di pietra di una delle arcate reca incisa la data 1715, forse ad indicare la data di costruzione.
Ogni anno, il 6 giugno, ha luogo qui la tradizionale Festa delle ciliegie in onore del santo copatrono di Monza.
Il Mulino Colombo
Nei pressi del ponte settecentesco di San Gerardino sorge il Mulino Colombo.
E' un monumento di archeologia industriale, giunto integro e completo nel suo ambiente originario nel centro di Monza.
Già attivo all'inizio del XVIII secolo, era impiegato in origine per macinare il grano, poi per la follatura della lana ed infine venne tilizzato come frantoio.
L’edificio, composto in origine da due corpi di fabbrica staccati, conserva al suo interno interessanti reperti, macchinari e antichi attrezzi di arte molitoria.
Il mulino prende il nome dai suoi ultimi proprietari che nel 1987 ne fecero dono al Comune che, dopo il restauro, ha affidato al Museo Etnologico Monza e Brianza la cura e la gestione di periodiche mostre interne.